mercoledì 6 luglio 2011


A-mareggiata
 




Panchina marina
 



Amareggiata perché per l'ennesima volta
sembra che le ragioni dei piccoli non valgano nulla
in confronto a quelle dei grandi (vedi la Tav in val di Susa
e gli scontri con le 'forze dell'ordine' di domenica scorsa:
quale ordine? quali forze?),

amareggiata perché in un Paese dominato da
orticelli privati, spiagge private, ville private
dove si creano paradisi artificiali riservati a pochi,
quei pochi - in genere potenti e politicamente rilevanti -
non si batteranno mai perché i beni pubblici e comuni
diventino paradisi di cui tutti
possano godere,

amareggiata per il degrado e l'incuria che
fanno capolino ad ogni angolo di strada
della capitale, ivi inclusi i marciapiedi dissestati,
e i vetri rotti che rimangono abbandonati
in attesa di qualcuno che venga a raccattarli
(i 'pulitori' dell'Ama ieri avevano finito il loro turno
a qualche metro di distanza dai cocci vetrosi e quindi "ci dispiace,
ma noi non possiamo farci gnente"),

decido che è meglio andare al mare.






E qui mi accoglie una mareggiata.
Amareggiata davanti alla mareggiata.
E son momenti di estasi.
Di armonie celesti e cosmiche.
Lascio che il rumore delle onde imbizzarrite
diventi l'unico suono portante
di una colonna sonora altrimenti monopolizzata
soltanto dal rumore delle auto e delle suonerie
dei cellulari.
E' un rombo potente, un tuono fragoroso e spumeggiante, 
una continua erosione della spiaggia, mangiata da ogni onda che viene
e che va.

E gli umani arretrano, finalmente.
Finalmente costretti a fare qualche passo indietro.
Finalmente regrediti, limitati, costretti dalla natura
a limitarsi.
Deve arrivare una mareggiata per togliere spazio vitale
all'uomo che crede di poter infinitamente
togliere spazio vitale alla natura.
E la natura - lei sì - è capace di grandi opere.
Senza presidi di polizia, senza lacrimogeni, senza scontri.
Forza naturale.
Naturale forza dell'ordine.

Ci vorrebbe una bella mareggiata anche sui fiumi di inchiostro
sparsi per commentare, stigmatizzare, rimproverare
le migliaia di persone che domenica scorsa
sono pacificamente scese nella verdissima Val di Susa
per dire 'No Tav-No mafia', che sintetizza già bene
una delle ragioni della protesta.
Le foto si possono vedere sul
sito
del movimento No-Tav
, e sono un bel balsamo
contro la versione unica che i nostri giornali hanno pubblicato
in questi giorni: un fiume colorato di persone
che camminano allegre in uno spettacolare scenario di boschi, valli
e monti sullo sfondo. Una marcia della pace montanara, si direbbe.

Tra di loro, anche gente come
Domenico Finiguerra
e Marco Boschini, sindaci giovani e virtuosi, e Luca Mercalli,
meteorologo di 'Che tempo che fa'.
Non propriamente dei facinorosi.
E anche quella parte d'Italia
che ormai non sembra esistere più nei cosiddetti
'media' popolari, tv in primis:
professori, studenti, mamme, papà, 
la società civile 'normale' che ha ancora la forza e la voglia di indignarsi,
nonostante il diffuso senso di impotenza e di assuefazione al peggio.
Basterebbe leggere lo scambio di lettere tra due donne partecipanti
ai cortei di domenica, per entrare di più nel 'vivo' della questione:
una tra l'altro parla di "tipi incazzosi" che si sono poi infilati
dietro la staccionata delle 'forze dell'ordine'.
Quali forze?
Quale ordine?

E la mareggiata, amareggiata, erose ogni domanda.

2 commenti:

lucicosmo ha detto...

Ricevo da Luca Mercalli via mail e pubblico qui:

Cara Lucia,
grazie per la tua mareggiata.

Siamo tutti molto a-mareggiati, nel senso che certe volte vorresti proprio che la follia di certe persone, accecate dall'avidità, da una infinita sete di potere, di denaro, di prevaricazione, fossero semplicemente spazzate via dal torrente delle leggi di natura...
Si può essere contenti di poco nella vita.
Quando hai una casa, libri, cultura, buoni amici, salute, musica, e una montagna o il mare da guardare, cosa ti serve ancora?
Io penso invece a uno dei nostri "pezzi grossi" che inneggiano a questo mostro cementizio: hanno soldi, tantissimi, hanno più case, barche, lusso, e continuano a prendere soldi, tantissimi, dalle nostre tasche. Sono in genere vecchi, hanno pochi anni di vita rimasti, ma vogliono decidere del futuro altrui.
Ma come fanno a non dimettersi, a lasciar perdere, a occuparsi di una tranquilla vita con tutte le comodità e i privilegi che hanno accumulato?
No, continuano senza fermarsi a imporre, a chiedere di più, a pretendere. 
Ma come si fa a dormire di notte sapendo che su di te grava il disprezzo di decine di migliaia di persone? 
Ma come puoi pensare di guardarti allo specchio, se per causa tua, settantamila persone si sono svegliate all'alba una domenica di luglio, hanno viaggiato, sopportato disagi, consumato le suole delle scarpe, solo per dire: "Mi fai schifo. Ho solo i miei piedi e la mia faccia qui e ora per dirtelo. Poca cosa, ma sono qui, con tutti gli altri e anche per tutti gli altri che qui volevano venire ma non hanno potuto, per dirti mi fai schifo.
No, forse non si guardano più allo specchio, e da tempo non dormono più di notte. 
Viva le grandi opere della natura.

un caro saluto dalla Valsusa
luca

utente anonimo ha detto...

Cara Lucia,
la tua mareggiata è una splendida carezza di parole che restituisce perfettamente il senso del nostro camminare, testimoniare, costruire altre prospettive di futuro.

Un abbraccio sincero dai comuni virtuosi,
Marco Boschini