Le Cosmeticomiche

E se ripartissimo dallo Stilnovo?

Qui non è come da noi. Parto con la frase in assoluto più sentita ed usata nelle conversazioni con gli espatriati italici. Tutti molto felici, tutti molto sorridenti, con qualche rigurgito di nostalgia ma di base soddisfatti. Qui c'è il sussidio di disoccupazione anche se sei un artista, qui puoi essere mamma, qui ti senti rispettata. Qui - direi guardando in giro - puoi anche vestire con più libertà ed essere donna come ti senti di essere. La Francia, insomma, non sembra essere abbrutita dal diktat della bellezza femminile (quale?) ostentata ed esibita per forza attraverso abbigliamenti e trucchi vistosi. Attorno non vedo pubblicità para-pornografiche, non vedo continue allusioni alla sfera sessuale che invece mi pare bombardino Roma e i giornali italiani. Forse devo approfondire meglio, forse dovrei rimanere qui piu' a lungo per farmi un'idea più precisa, ma intanto queste sono le prime impressioni.

E parto da qui anche per parlare in classe dello Stilnovo, che esalta la donna e la femminilità non soltanto in relazione ad una bellezza estetica ma anche alla presenza di qualità morali: l'umiltà, la gentilezza, la bontà d'animo, la forza purificatrice. In classe abbiamo lavorato su un confronto tra il linguagggio della pubblicità di prodotti femminili e il linguaggio usato dai poeti del Duecento per descrivere la bellezza della donna. Un confronto fruttuoso, saporito, gustoso: se da un lato la donna è sempre vista come difettosa in partenza e bisognosa di prodotti che la 'perfezionino' (dal 'tampax' alla cipria), dall'altro invece la donna è già di per sè una presenza 'perfetta', dotata di caratteristiche naturali tali da renderla quasi un tramite verso l'assoluto. Da un lato i difetti, dall'altro soltanto i pregi. Che non hanno nulla a che fare con il make-up.

Ed improvvisamente anche la poesia del Duecento sembra essere più vicina. O forse lontana anni luce, ma rievocabile ed evocabile come una scialuppa di salvataggio cosmetica.