martedì 20 settembre 2011


Mamma, studio in un transatlantico

Dillo, scuola, che in passato eri un transatlantico:
tre piani di Titanic appoggiati sulla terraferma, con scale
provviste di passamano bianco
e porte con due oblò rotondi, proprio come sulle navi.
E il campanello? Una vera e propria sirena d’allarme,
come se ad ogni ora si andasse ad incocciare contro
un iceberg.
Oppure no, scuola, tu eri un tempo un museo di arte contemporanea,
con quel lato ondulato e sinuoso che sembra quasi
il museo d’arte contemporanea ‘Maxxi’ di Roma.

Sarà per questo che dentro ci si comporta con dignità.
Con la dignità che si deve a luoghi che solcano mari lontani
o esplorano le strade creative degli esseri umani.
Dignità: che parolona. Oggi abbiamo addirittura preso
tre dizionari per andarla a cercare. Perché come spieghi
il significato di dignità? E’ una di quelle parole bellissime
da testi costituzionali, da giornali, da saggi, ma
quasi sparita dalla nostra vita quotidiana.
Non son degno di te, non ti merito più.
Cioè? Non merito più il tuo rispetto, e in fondo neanche
il mio.

La dignità di un luogo plasma anche chi frequenta quel luogo?
Ho l'impressione di si'.
Mamma, studio in un transatlantico lungo ed elegante,
tenuto con grande cura, sempre bello, lindo e pulito,
dove c’è anche una magnifica
biblioteca in cui posso trovare di tutto: cd, libri, giornali,
fumetti, video. In sei lingue! Ti rendi conto, mamma?
Dalle finestre vedo le montagne, e dall’altra parte
i treni che partono.
Mi sento immerso nel mondo, pronto a spiccare il volo.
Per questo ho anche molta voglia di studiare.
Perché sento che ne vale la pena.
Perché qui attorno ci credono.
Perché non sono il solo a crederci.
L’involucro c’entra: perché racchiude un tesoro.
 

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