lunedì 27 febbraio 2012

Casa linda


Linda aveva una casa linda. 
La puliva ogni giorno riuscendo addirittura a specchiarsi nei fornelli.
"Guarda Linda che bella casa linda che ha sempre", le dicevano le amiche, e lei non sapeva cosa rispondere perché le sembrava naturale tenere a posto la cucina, il bagno e la sua stanza.
Non riusciva a capacitarsi che per fare una cosa così naturale ed ordinaria come pulire dopo aver sporcato, fosse necessario chiamare qualcuno.

Pensava: ma se la manutenzione ordinaria non parte dalle nostre case, come si fa poi a pretenderla fuori? E se perdiamo il contatto pratico con le nostre mani e gli oggetti che ci circondano, che ne sarà delle nostre teste, già perse dietro a schermi, realtà virtuali ed altri circoli viziosi?
Continuava ad incontrare persone che le sembravano quasi imprigionate negli schermi e forse anche negli schemi, e mentre raschiava con la spugna il lavandino del bagno, si chiedeva se la salvezza (dalle tante piccole e grandi disperazioni affioranti qua e là) non stesse anche in quelle piccole azioni ordinarie che implicavano l'uso degli arti superiori e facevano muovere il corpo con energia liberatrice.

Un bel giorno Linda incontrò Lindo e se ne innamorò perdutamente.
Al matrimonio, al posto della marcia nuziale, venne eseguito il noto ritornello pubblicitario "Quando passa Mastro Lindo che pulito ti ci vedi, ti ci vediii!".
E lucidarono felici i pavimenti di casa per tutto il resto della loro vita. 

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