mercoledì 14 novembre 2012

Corri con la corrente

Oggi a Roma è uno di quei giorni che non puoi stare fermo.
Un elicottero svolazza da stamane sulla testa, tocca uscire e vedere.
Ed escono tutti, ma proprio tutti: signori ingiaccaecravattati dagli uffici,
infermieri dal Fatebenefratelli sull'isola Tiberina, mezzo Titanic affondato.

Ma non era per la manifestazione? Per il lavoro, contro l'austerity,
dicono i manifesti. Ma il Tevere in piena ruba tutta l'attenzione e gli sguardi.
"Mamma, sto sul Tevere inondato", dice un ragazzo al cellulare, 
e il Tevere inondato corre, corre con una corrente anomala per questo
fiume placido e lento, "si è vero fiume che tu dai la pace", dice quella meraviglia
del 'Barcarolo romano'.

Sono i ponti i migliori luoghi di scambio di opinioni e commenti.
I ponti creano ponti sempre, a maggior ragione quando ti puoi abbracciare al ponte
per vedere uno spettacolo che vale la lunga contemplazione. 
Il fiume si porta via tutto,
vorace, implacabile, inarrestabile: non solo rami e tronchi, di grossezze e lunghezze
impressionanti, ma anche sedie, divani, palloni, addirittura una di quelle grosse damigiane in vetro che si vedono tanto in Umbria e Toscana.
E da lì, fiume, tu vieni.


Ti si legge la storia dentro, ti si leggono le nature che hai attraversato, e che ora travolgi.
Sul ponte c'è il signore che augura una simile piena ai "leghisti", e che "l'Italia è il paese più corrotto del mondo, mai che avessimo fatto una rivoluzione", 
c'è la ragazza della Protezione civile che aspetta mezzogiorno, quando è previsto il pienone,
c'è persino una non meglio precisata "Polizia idraulica e fluviale" (vi possiamo chiamare anche quando si intasa il bagno?), 
e c'è la vicina di casa che non vedevo da mesi e quale luogo migliore per intrecciare ponti se non ora? 

Infine, sul ponte vicino casa, una scena da fiaba metropolitana. Tre signore 
guardano giù, dove si mette a fuoco una passerella in legno incastrata
in uno di quei punti dove molti animali fluviali si mettono al riparo
dai vortici del fiume arrabbiato. Eccole, eccole lì! Si vede una piccola tartaruga,
ma le signore raccontano che ce n'è anche un'altra, più grande, la mamma, 
che ha appena tratto in salvo la piccola, la figlia, mentre lei è lì che annaspa
nell'acqua color fango.

E' una autentica scena madre. Le signore sono madri di certo, è un'ora che
son ferme lì a guardare, lanciando incoraggiamenti ai due carapaci dai quali
sporgono ogni tanto le testoline. Sul pezzo di legno, ha trovato rifugio anche 
un rospo che se ne sta immobile lì, impermeabile a qualunque richiesta d'aiuto.
"Ma guarda 'sto infamone", commenta una signora.
Le signore hanno fatto di tutto: una ha chiamato i vigili 
del fuoco, l'altra ha fermato una macchina dei carabinieri che non l'ha gentilmente
mandata a quel paese per pietà e perché "non riusciamo a salvare gli umani,
figuriamoci le tartarughe". 

Vero, giusto, sacrosanto. Però vedere due umani che partecipano così calorosamente
alla vicenda di due tartarughe a me m'ha intenerito la giornata.
E intanto gli
elicotteri ronzano sempre più forti sulla testa. Hai visto mai che non si siano inteneriti anche loro?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quanto si potrà incazzare una tartaruga che dopo due chilometri si accorgesse di aver sbagliato strada?
Fabio Fazio