venerdì 8 marzo 2013

Alle amiche risanande (cioè a tutte noi)

Chi ha studiato un po' di letteratura sente il richiamo sotterraneo nel post: l'ode all'amica risanata del Foscolo, di cui uno ricorda se non altro il titolo, così grazioso ed aggraziato. Poi, quando si inizia a leggere, una profonda letargia si impadronisce di chiunque. Echi mitologici, una lingua che parla parole lontane, "qual dagli antri marini l'astro più caro a Venere", e il verbo arriva appena al quinto verso, e nel frattempo l'attenzione s'è persa. 

Ma noi no. Noi non siamo persi. Ogni tanto, però, ci sentiamo persi. Perse, soprattutto. E allora è a voi, amiche risanande, che voglio dedicare queste righe. Lettura permessa anche agli amici risanandi, naturalmente. Avete mai sentito parlare di un libro che si chiama 'Sposati e sii sottomessa'? E della sua autrice Costanza Miriano? Io ne avevo sentito parlare e sono andata a sentirla di persona. 

La prima reazione che scatta quando vedi una coetanea che fa più o meno le stesse tue cose ma in più è mamma e moglie, e pure autrice di successo, è una subdola, sommessa, insinuante forma di invidia. Quando poi vedi che lei veste pure bene, ed ha i capelli a posto e tinti, e lo smalto perfettamente steso su tutte le dita della mano, v'è una specie di scacco interiore che si fa spazio. Ecco, vedi, un segreto c'è. Vedi che si tratta solo di iniziare a valorizzarsi, vedi che si tratta solo di iniziare a mettere lo smalto e tingersi i capelli.

Poi questo noioso giudice estetico tace (finalmente!) e prende il sopravvento la libertà di ascolto. La visuale ampia, la benevolenza, la curiosità, la sensazione che perdiamo un sacco di tempo a farci il sangue amaro per i motivi più vari, nessuno davvero valido. 

Costanza credo abbia scritto tutto nel nome. Quando parla, senti la costanza vera. La tenacia che non ha perso la dolcezza femminile. Senti e vedi una persona autentica, che non si esalta né si abbassa. E' contenta di essere quella che è, con il piacere aggiuntivo di avere scritto un paio di volumetti rivoluzionari per i nostri tempi, canonici per le nostre nonne (il secondo, dedicato agli uomini, si intitola 'Sposala e muori per lei'). Senti una cosa che raramente puoi vedere alla televisione o leggere sui giornali: una persona realizzata nel senso più ampio del termine, non solo perché 'sistemata' nei canoni stabiliti dalle regole sociali, ma perché inserita in una corrente d'amore fatta di gioie e dolori quotidiani conditi da una sana ironia. 


Mentre parla e segno alcune cose tra gli appunti (accettare di prendere su di sè il male dell'altro, non rispondere al male con il male; non ascoltare troppo le tue paturnie ma ascolta anche la voce di Chi ti parla ogni giorno, ed ha per te una parola di verità), penso al privilegio di essere così. E penso ai tanti disastri di cui ogni giorno siamo testimoni, specie nelle relazioni uomo-donna. E mi convinco sempre più che, accanto ad una buona dose di fortuna nella scelta dell'uomo o della donna giusta, vivere con coraggio e verità la nostra fede è un aiuto essenziale per sopravvivere agli urti della vita. 

Avere il coraggio di puntare in alto, di non accettare situazioni storte solo per paura di rimanere sole o di creare dispiaceri, tenere presente che l'amore, quello vero, esiste, si incarna in una strana cosa chiamata famiglia, ma esige da parte nostra un profondo cammino di purificazione. Esige quasi una "morte dell'amore", dice a un certo punto Costanza. Che muoia quello che noi pensavamo che fosse l'amore e invece non è, per lasciare spazio ad altro. 

Forse si tratta di ripartire tutti considerandoci ad uno stesso nastro di partenza. Ammettere di essere degli analfabeti amorosi che vanno un po' a tentoni, chi cercando piaceri, chi consolazioni, chi stampelle, chi gioie passeggere, chi riempitivi temporanei. E reimparare parole terribilmente antiche e medievali come 'obbedienza' o senso del limite. 

"Non lo so che altro vogliamo noi, un po' troppo spesso lamentose e scontente. Forse ci manca il coraggio di vedere la nostra grandezza, quella vera. Di capire che abbiamo una enorme capacità di dare, di spenderci, risolvendo così tante inquietudini inutili, contagiando anche i nostri uomini senza ammorbarli di richieste" (Costanza dixit). 

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