venerdì 24 gennaio 2014

Auguri, giornalisti! (e sordomuti)

Oggi è S.Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, 
ma anche di autori, scrittori e sordomuti. Quindi auguri anche ai sordomuti!
Magari ogni tanto anche il buon giornalista dovrebbe essere un po' sordomuto
nel senso di lasciare più spazio all'interlocutore perché parli, e lui chiudere di più le orecchie di fronte alle parole aggressive, che non portano a niente. 

Perché S.Francesco di Sales, - vi chiederete voi, attenti lettori - è il patrono
dei giornalisti? Perché questo sant'uomo, vissuto tra '500 e '600 tra Francia meridionale e Svizzera, a un certo punto della sua predicazione, vedendo che dal pulpito non otteneva grandi effetti, si mise a stampare volantini e manifesti da appendere in giro o lasciare sotto l'uscio delle case. Come facevano un tempo i militanti del PC, e ancora oggi qui a Roma fanno i ragazzi di 'Lotta comunista', che ti suonano alla porta e ti lasciano il giornale, però chiedendoti anche un contributo, mentre S.Francesco i foglietti li lasciava così, gratis ed amore Deo. 

L'uomo non era nato santo. Da burbero era però diventato dolce e mite, ed usava dire che "si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto." Oppure "se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore." 
Non so quanti giornalisti si identifichino in frasi come queste, a me la mente è andata a quel piccolo saggio del reporter polacco Ryszard Kapuscinski intitolato 'Il cinico non è adatto a questo mestiere' (edizioni e/o, 2000). Credo di averlo già citato altre volte in passato, ma lo ricito oggi, 24 gennaio 2014, giusto per rinfrescarci un po'.

"Non c'è giornalismo possibile fuori dalla relazione con gli altri esseri umani. La relazione con gli altri è l'elemento imprescindibile del nostro lavoro. (...) Credo che per fare del giornalismo si debba essere innanzi tutto degli uomini buoni, o delle donne buone: dei buoni esseri umani. Le persone cattive non possono essere dei bravi giornalisti. Se si è una buona persona si può tentare di capire gli altri, le loro intenzioni, la loro fede, i loro interessi, le loro difficoltà, le loro tragedie. E diventare immediatamente fin dal primo momento, parte del loro destino. E' una qualità che in psicologia viene chiamata 'empatia'. Attraverso l'empatia si può capire il carattere del proprio interlocutore e condividere in maniera naturale e sincera il destino e i problemi degli altri."

Non sarà santo ufficiale, il Ryszard, ma secondo me a Francesco di Sales quest'uomo sarebbe stato simpatico. 

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