domenica 27 aprile 2014

Santi papi


Santi papi che giornata.
Quattro papi tutti assieme in piazza San Pietro: due morti, oggi santi, due vivi che si abbracciano. "Che momento storico, eh?", dice la signora entusiasta e già un po' commossa. Il poliziotto, stanco di fare il servizio d'ordine, con una punta di cinismo: "Beati loro...".


Chi l'ha visto lo può testimoniare. La nottata prima le vie adiacenti a San Pietro trasformate in un tappeto umano di gente che dorme. I polacchi, dice una barista, si son fatti anche 48 ore di viaggio in pullman per arrivare. Poi, verso le 4 del mattino, hanno iniziato a riversarsi in piazza San Pietro, dove per molti è stato pianto e stridore di denti, se non di piedi calpestati, e spintoni, e scene di ordinaria isteria da massa stipata.

Poco prima delle 10, quando arrivo io, in realtà si vede solo il nervosismo dei poliziotti. "Handsome" però, mi confiderà poi un'australiana felice di essere contenuta dalle nostre forze dell'ordine. E saranno pure affascinanti, ma duramente provati dal tentativo di arginare un fiume in piena. Poco dopo si apre un varco, e il fiume va. Va, ma per pochi metri di gioia. Tocca fermarsi in un piccolo affluente su via della Conciliazione, meno male che si vede e si sente da un maxischermo lontano, nascosto tra semafori, cartelli ed edicole. 

"Cosa vuol dire che li fanno santi?". La domanda risuonava nell'autobus e ci pensavo anch'io. Santi perché hanno vissuto in grazia di Dio, avrebbe detto mia nonna. Santi perché hanno vissuto una vita bella, buona e beata, direbbe un amico gesuita. Un sogno, no? E poi un giorno ti santificano e milioni di persone da tutto il mondo si riversano nella capitale per dire sì, è vero, anch'io ci credo. Oppure solo per dire c'ero anch'io, e fare una foto da portare a casa. 

Tanti si sentono male. Le mani alzate per chiamare la Protezione civile lì, vicino al semaforo, o liggiù, per piacere chiamate un medico, fate passare, aprite un varco. Ci sono quelli che no, non si può andare avanti più di così, e sembrano un po' i maestri e le maestre della situazione, e ci sono quelli che invece non rinunciano ad entrare a testa d'ariete. Come la signora-panzer che sfonda da dietro e si crea il suo varco personale, sulle spalle una sediolina portatile firmato 'Hello Kitty'. Una grazia leggiadra su stazza imponente, la sedia si apre e, oplà, la signora è seduta, e a questo punto cerca anche di sistemarsi i capelli con una spazzola. Premio nervi saldi della mattinata. 


E ritrovo il senso del mio essere parte di questo fiume umano. C'è la signora che si pettina e quella sconquassata dalla notte insonne. La signora con l'eritema e il signore con la forfora. La famiglia con la bambina ancora sdraiata per terra, biondissima, che sorride mentre i genitori seguono la messa come possono. C'è quello che ti pianta il gomito nella schiena, ti giri e, ops, ma è una suora, e la filippina multicolore, e i volti dell'Est con le borse sotto gli occhi e i capelli con la ricrescita, e l'africana con il vestito cucito apposta con i santi di oggi: Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, esotici su quelle stoffe africane che sembrano uscite da poco dalla savana. Questa è la chiesa cattolica. Questa è la varietà incredibile del genere umano in genere, che quando lo vedi di persona te lo senti più vicino. 

E poi senti la voce mite di Papa Francesco, e ti fai cullare dalla dolcezza delle parole. Uno il Papa della docilità, dice di Giovanni XXIII ("guida guidata dallo Spirito"), l'altro - Wojtyla - il Papa della famiglia, e la mente va a tutte le nostre famiglie, e a tutte le preghiere che sono necessarie per sostenerle, e sostenerci a vicenda quando la strada della vita si fa un po' impervia. 

Sì, sono felice anch'io di esserci in piazza, si fa per dire perché appunto siamo sempre in via della Conciliazione, e le rondini sfrecciano impazzite nel cielo grigio. Ma poi, quando tutto è finito, si arriva anche in piazza, e persino dentro la Basilica. E sento il calore della Chiesa. La sento madre, sorella, amica. La sento umana, piccola, umile, capace di inginocchiarsi, di pregare, e di piangere anche in quella cattedrale di maestà e sfarzo che è San Pietro.
Santi papi, che giornata. Ed ora piove che Dio la manda. Si può dire?

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