sabato 4 ottobre 2014

Cari vescovi, buon lavoro!

Cari vescovi, buon lavoro!
So che siete 191 e state per riunirvi tutti assieme a parlare di famiglia in un 'sinodo straordinario'. Con voi ho sentito che ci saranno anche 13 coppie di sposi: la loro presenza vi aiuterà a non perdervi nei meandri delle dottrine e delle eventuali astrattezze o sillogismi teologicamente fondati ma umanamente inconsistenti, rimanendo con i piedi ben ancorati al concretezza della vita quotidiana. 

Sinodo vuol dire 'via assieme', e sarebbe bello che anche tra noi, amici o colleghi, se ne potesse convocare ogni tanto qualcuno. Un sinodo 'straordinario' per parlare di lavoro, per dire un altro tema caldo di questo autunno, che però nella nostra Italia è caldo almeno da quando molti di noi hanno iniziato a lavorare assumendosi il rischio di tentare strade prive di qualunque genere di elementare tutela. Non si tratta solo di tutele economiche, ma per esempio la tutela di sapere che la parola data è data e non si ritira, che gli impegni presi si rispettano, i contratti promessi non si promettono ma si fanno partire, gli stage non sono parcheggi senza futuro, e tante altre belle situazioni pratiche che potremmo continuare ad elencare per esperienze personali o condivise. 

Ma veniamo a voi, cari vescovi che vi apprestate a lavorare sulla famiglia. Incontrarvi per conversare uno accanto all'altro: che privilegio di questi tempi! Che privilegio reimparare di nuovo ad ascoltarsi e a non monologare. Che privilegio darsi un tempo (15 giorni: dal 5 al 19 ottobre) per gustarlo nell'antichissima arte del dialogo, in pericolosa via d'estinzione proprio grazie al proliferare di quelle tecnologie che sarebbero concepite per favorire la comunicazione tra umani. Ma so che voi twitterete, non disdegnando il supporto tecnologico, quindi complimenti per l'apertura.

La famiglia: un tema mostruosamente ampio. Quante delle nostre discussioni tra amici approdano, ad un certo punto, al tema della famiglia: e si parla di madri, padri, fratelli, sorelle, e pure di costellazioni familiari per risolvere nodi per l'appunto familiari. Questo è un tema che ci accomuna tutti: anche voi avrete avuto madri, padri, sorelle e fratelli, e magari vi sarete innamorati e avreste voluto metter su famiglia ma poi è arrivata un'altra vocazione. 

Ed ora, cari vescovi, quale modello di famiglia avete in mente? Spero non simile ad un monolite marmoreo. Spero che delle famiglie a voi note o ignote conosciate o immaginiate più i limiti e le fragilità reali che il prontuario su come dovrebbero essere sulla carta. Che ne leggiate le solitudini e le povertà, le violenze spesso nascoste e le tante miserie. Così come le gioie, i perdoni, le riconciliazioni e le sorprese quotidiane. 

Spero che qualcuno di voi abbia ascoltato almeno una volta il testo di quella splendida canzone di Jannacci-Gaber intitolata appunto 'La strana famiglia' (1991), che esordisce così: "Vi presento la mia famiglia, non si trucca non si imbroglia è la più disgraziata d'Italia, ma anche se soffriamo molto noi facciamo un buon ascolto, siamo quelli con l'audience più alto", e via dicendo con le traversie di una famiglia italiana televisivamente modificata, che l'arte di Jannacci-Gaber ha trasfigurato in un quadro comico capace di strappare un grande sorriso. Perché spesso la comicità smaschera tante ipocrisie. 

Spero anche che nelle vostre famiglie di appartenenza abbiate potuto sperimentare condizioni instabili di nubi nere e rasserenenamenti, e alternanze di umori, e rabbie funeste e improvvise schiarite: tutta esperienza da usare per meglio comprendere ed aprirsi ed interrogarsi.

Spero insomma che al tema scelto per il vostro sinodo vi accostiate con quella sapienza di vita di cui è ricca la stessa Bibbia, dove si racconta una storia sacra innestata di tutte le possibili sfumature dell'umano, ivi inclusi tradimenti, adulteri, fratricidi e infedeltà di ogni genere. 

Mi consola molto pensare che in questa prima fase dei lavori, cui segurà una seconda il prossimo anno, abbiate voluto partire da 38 domande sui temi del matrimonio e della famiglia. Vi riunirete quindi non per proporrre soluzioni o risposte preconfezionate, o peggio dettate dalla paura, ma in prima battuta per ascoltare. Ascoltare le risposte che una parte di mondo ha dato a queste 38 domande. Che di certo susciteranno nei vostri cuori nuove domande, e magari alla fine in testa vi sentirete confusi perché quando uno ha il coraggio di farsi domande e di ascoltarle, spesso la risposte tardano ad arrivare. 

Vi auguro allora, cari vescovi, un po' di sana insicurezza. Qualche vacillamento e tentennamento, qualche scossa salutare, qualche momento di commozione. Per poterci alla fine riabbracciare tutti e sentirci davvero parte di una stessa famiglia. Quella dell'umanità che da sempre, da che mondo è mondo, cerca la felicità. 

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