giovedì 9 ottobre 2014

Il gatto rinunciato e il cane sequestrato

Dice: ho rinunciato per te.
Oibò, quale larghezza d'animo!
A cosa rinunciasti?
Ad un gatto. Ne ho già tanti...

E dunque andiamo a vederlo il gatto rinunciato.

La sala d'attesa della clinica veterinaria è un posto dove uno si augurerebbe di attendere molto a lungo: allegra, colorata, sul bancone due soprammobili a forma di cane che si fuma una sigaretta, attorno altre facce gaie di gatti e cani, assieme a cani veri e padroni in carne ed ossa. C'è pure la macchinetta dove ingannare l'attesa prendendosi un caffè o un tè: bicchierini di plastica adagiati in una ciotola 'Royalcanin', che non ti scordi di esser lì per il tuo cane, non per te. 

Prego, venga, entri. 
Entro come un marziano con il bicchierino di tè caldo in mano. 
Un fortissimo odore di gatti e cani assieme prepondera sul tè. Me lo tengo in mano mentre guardo gli animali ingabbiati per ragioni di salute veterinaria. 
A guisa di terremoti della natura, sgusciano dalla gabbia i due gatti fratelli, di cui quello rinunciato. Svuuum, corre a destra, svuuum, agguato a sinistra, gioca con la scarpa, assalta il fratello, si appende ai pantaloni con l'artiglio penetrante, si fa le unghie sul sacco della sabbietta...non so, scusi, sarebbe per una coppia di anziani, a beh allora no, glielo dico io che è meglio di no, semmai questo, lo vede questo? Di indole più calma, batuffoletto bianco-nero, uno scricciolo ancora spaesato in questo mondo di cani e gatti che non vanno mai d'accordo. 

In realtà il cane vorrebbe andar d'accordo con tutti però lì, dentro la gabbia, ce l'ha con il mondo. E viene liberato anche il cane, che da migliore amico dell'uomo fa la gincana tra le gambe, cerca le coccole, annusa ogni tanto anche i gatti ma senza considerarli granché. La veterinaria propone: a questo punto potrebbe prendere il cane, che però è sequestrato. Cioè? L'hanno sequestrato, il motivo non si può dire, fatto sta che a un certo punto come con i bimbi in affido uno dovrebbe eventualmente rilasciarlo. Un cane a tempo determinato in linea con i tempi. Fossero altri tempi, me lo porterei a casa. E dentro tra l'altro porto una domanda: come si potrebbe separare il gatto rinunciato dal fratello? Non soffrirebbe egli come un cane? Una domanda così, da clinica veterinaria.

Poi a casa senti alla tv che in una casa di riposo gli anziani venivano trattati come bestie, come in un lager. E non ci capisci più niente. L'umano con l'animale si umanizza, mentre l'umano con l'umano si bestializza. Tiziano Ferro sempre chioserebbe con saggezza: non me lo so spiegare. Io comunque ho deciso: tutte le prossime visite fatemele fare alla clinica veterinaria che mi piazzo nella sala d'attesa e da lì non mi muovo.

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