sabato 9 maggio 2015

Cause di forza maggiore

Cause di forza maggiore mi forzano a scrivervi, cari frequentatori delle 'Cosmeticomiche' abbandonate un po' a se stesse negli ultimi tempi. Di fronte a certi film non si può tacere. Bisogna scrivere, condividere, proporre in futuri cineforum.
E il film si intitola proprio così: "Forza maggiore". Produzione franco-svedese affidata alla regia del quarantunenne Ruben Östlund.
Dentro c'è la "forza maggiore" della natura di splendide montagne innevate e di un paesaggio nordico d'incanto. Bianco, candido, puro.   
Ma c'è anche la "forza maggiore" delle macchine: quelle che di notte sparano neve con tonfi di guerra, e quelle degli spazzolini elettrici che si azionano con puntualià inesorabile ogni sera per i pulire i denti di due giovani genitori in settimana bianca con i due figli piccoli. 

Anche le "vacanze forzate" possono essere cause di forza maggiore, specie se un incidente improvviso come l'arrivo di una valanga le mette a soqquadro. 
E' la vita, bellezza. 
Ma ognuno di noi alla vita reagisce a suo modo, e in una famiglia, come in una comunità, questa singolarità-irriducibilità delle reazioni deve tener conto degli altri.
Lei pensa che lui, di fronte al pericolo, se la sia svignata. Lui non ha avuto la stessa percezione ma, giorno dopo giorno, è costretto a fare i conti con la verità più profonda di sè che, seppure con nordica compostezza (tutta l'estetica del film rimanda continuamente allo stile asettico-ordinato Ikea), emerge alla fine della vacanza. 


Ed emerge come "forza maggiore" che non riesce a restare nascosta. Proprio come la neve che si stacca da un monte e precipita vorticosamente e rumorosamente a valle, ciò che portiamo dentro, anche i nodi più dolorosi, è bene che trovino una via d'uscita. E' la vita stessa a provocarci. Scuoterci. Un incontro inaspettato, un rimprovero indesiderato, uno stato momentaneo di salute malferma, un lavoro mal sopportato. E' la naturalità dell'esistenza, dove si scia a volte su piste già segnate e spesso noiose e ripetitive, a volte fuori pista, in quella neve fresca dove noi per primi - e solo noi - possiamo affondare.

Un film sull'amore, avevo letto prima di vederlo. Ed è vero. Perché l'amore vero, specie quello che diventa famiglia, è messo alla prova ogni giorno. Ogni giorno c'è da ritrovare la strada, da reinfilare tuta, scarponi, guanti. Ogni giorno da salire, ogni giorno da scendere. Da lottare con le voci esterne ed interne che ti seducono con miraggi temporanei. E' una gran fatica. E se le settimane bianche finiscono, c'è chi invece un matrimonio riesce eroicamente a portarlo avanti per tutta la vita. Affrontando anche le valanghe che piovono inaspettate e fragorose. 

Un film sulla speranza di salvarci tutti. Assieme. Come indica la scena finale, così evocativa di quel 'Quarto stato' che è oggi forse una chiamata ad unire le forze deponendo le armi - anche solo verbali - delle estenuanti divisioni. 

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