Mi guarda con il labbro in giù, stupito e perplesso: guardi
Sanremo? Dovresti guardare piuttosto i talent, specie quelli europei.
Ma il punto è proprio questo: il talent è sfoggio di bravura e di voce. Sanremo
racconta l’Italia in cinque comode serate, da gustare sul divano tra pensieri
che corrono come cavalli imbizzarriti durante il giorno e che miracolosamente,
di fronte allo schermo della 69esima edizione del Festival della Canzone
italiana, si placano. Per lasciare il posto all’ascolto di un racconto in
musica: consolante, confortante, rasserenante, e pure divertente.
“Se non ci penso più, mi sento bene”, canta quell’ugola sopraffina di Arisa. E
come darle torto? Lo dice sempre anche l’insegnante di yoga: quanti pensieri in
quella testa. E d’altra parte mica tutti hanno la vocazione di S.Giovanni
Battista decollato. Via la testa, via i pensieri. La prossima volta ci penso. “Sono
pronto sono pronto, a non esser pronto mai, per essere all’altezza dell’amore”,
fa subito eco Nek. Ed echi dell’Amore con la A maiuscola, da Dante a Borges, ispiratore
della canzone, scorrono come una sequenza di film. L’Amore che ti fa sentire
sempre impreparato, sempre inadeguato. Finché non ti viene da ruggire con Loredana dai capelli blu: “Che cosa vuoi da me?”. Una domanda che tutti portiamo in petto più
volte al giorno, grandi e piccini, di fronte ad un mondo che ci vuole
eternamente connessi e che ci allontana sempre più gli uni dagli altri.
“Ho sedici anni, ma è già più di dieci che vivo in un carcere”, parola di
D.Silvestri: ne fanno esperienza prima di tutto i più giovani. Nelle tante prigioni
dentro le quali si sentono sbattere le ali come pipistrelli impazziti, mente
costantemente gli adulti si sforzano, come bravi maestri, di richiamarli al
rispetto di regole “per una vita che non esiste più da almeno 20 anni”. Ci
guardiamo attorno e “dov’è l’Italia amore mio? Mi sono perso”. E molti con te,
Motta che canti con uno sguardo del tutto privo di sorriso e forse per questo così
intenso.
“Abbi cura di me”. Ecco cosa dovremmo fare tutti invece che
giocare alle piccole grandi guerre quotidiane delle incomprensioni e degli
sguardi in cagnesco, ammesso che i cani si guardino così come sappiamo fare noi
umani sempre meglio. “E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri/Tu
allora vivilo adesso/Come se fosse l'ultimo/E dai valore ad ogni singolo attimo”. Hai ragione caro Simone, “perché il potente spettacolo continua – aggiungerebbe il poeta W.Whitman -, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso”. Anche di una canzonetta
sanremese.
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