giovedì 31 dicembre 2020

Te Deum industriale

Ed ora sì che si può chiudere il sipario su questo anno 2020: il primo d.C., dopo il Coronavirus. 

Abbiamo contemplato nel silenzio l’arcobaleno che fa pace tra Dio e gli uomini sulla terra, dopo una pioggia sottile ed innocua.
Abbiamo visto germani e cormorani volare lisci sul mare calmo, placido, quasi fermo, concentrato a riflettere solo il cielo di nuvole e di azzurro scuro invernale. Cielo industriale di una zona dove bisogna per forza riconciliarsi con i contrasti; dove l’inceneritore funziona anche oggi, 31 dicembre, ma sullo sfondo rosa-azzurro volano in controluce i gabbiani, leggere ed aeree sagome nere. 

Nel canale di periferia che uno si aspetterebbe soltanto putrido, melmoso e maleodorante, affiorano ricci sugli scogli in un pomeriggio di bassa marea; proprio i ricci che amano i fondali puliti, che sono garanzia di mare immacolato da bandiera blu. E in lontananza vedi anche loro, i due cigni bianchi soavi, che proprio durante il lockdown hanno figliato qui, in questa paradossale oasi ai confini della città. 

Sembra di essere nel film “Miracolo a Le Havre”: stessi colori freddi, stessa sensazione che il miracolo c’è, sta avvenendo, proprio oggi, proprio ora, alla vigilia di un Capodanno anomalo. Il miracolo di un tramonto infuocato tra le nubi, e l’arancione che si dipinge lì, davanti agli occhi, stagliato sul Carso con l’ospedale di Cattinara che potrebbe essere una delle dolomiti rosa del Trentino. Sarà che, al di là delle diottrie perse, oggi vediamo meglio e più intenso? 

Una trasfigurazione l’hanno vissuta anche i nostri computer nei mesi scorsi: gli schermi si sono animati di volti di studenti con tutti i loro umori contrastanti da adolescenti sui quali è piovuto un disastro imprevedibile come una pandemia; e con i volti umani, presenze di gatti e cani mascottes, e pure nipotini in fasce, e sorelle flauto-munite, e genitori impegnati nel loro lavoro "smart". E il computer è diventato luogo comunitario, non solo di “didattica a distanza”.

Allora lascia, Signore, che questo anno si chiuda. E che se ne apra un altro. Con altre visioni e miracoli inaspettati. Come quello di un presepe industriale che si rinnova. E che se ne fa un baffo di tutta la follia degli uomini che ancora non sanno vivere in pace. E che non gli basta un virus da combattere, hanno ancora energia per farsi la guerra tra loro.

1 commento:

Unknown ha detto...

ciao Lucia, auguri!!