Se
ne sta lì fermo da almeno tre mesi. Lo yacht più grande del mondo, dice Wikipedia, inutilmente arenato nelle acque del golfo di Trieste a fare nulla. Sotto
sequestro perché di proprietà di un oligarca russo, e se questa storia
l’avessimo raccontata un anno fa, molti si sarebbero chiesti perché: perché la
ricchezza che tanti agi promette, diventa invece paralisi totale nelle acque
del mare che quel potentissimo yacht potrebbe solcare con il massimo della
libertà concessa ad un supermiliardario.
Eppure
è così, ed è una delle conseguenze di questa folle guerra rispetto alla quale
sembriamo diventati afoni. Muti. Impotenti. Oggi forse addirittura
indifferenti. Solo Papa Francesco, puntualmente, assegna l’aggettivo giusto
alla guerra: crudele, folle, insensata. Credo sarebbe il primo a scendere in
piazza se ci fossero ancora manifestazioni per la pace. Ma invece nulla, eccoci
qua, a quasi sette mesi dall’aggressione russa dell’Ucraina, appiattiti su
un’altrettanto folle campagna elettorale consumata nel caldo atroce di
un’estate italiana agli sgoccioli.
L’oligarca
proprietario dello yacht che staziona nelle acque del golfo ha risparmiato sul
nome da dare all’imbarcazione: soltanto un’iniziale, A. Ed A. è lì, davanti ai
nostri occhi ogni giorno: un carro armato gelido, metallico, impenetrabile, con
tre alberi che lo rendono riconoscibile da qualunque parte lo si guardi. Anche
lui muto, impotente, spettatore mastodontico di ciò che accade sulla terra
ferma.
Proprio
per non diventare anche noi tutti spettatori di quanto accade attorno a noi,
condivido alcuni pensieri e scarabocchi segnati a matita su un librino portato
in spiaggia (quelle di cemento triestine) lo scorso agosto. Mentre davanti alla
Tv scorrevano le immagini e le parole dei vari leader di partito in corsa per
queste elezioni, mi è venuto in mente un volto: quello di una persona buona,
onesta, pulita. Il volto di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace condannato a 13
anni di carcere per aver trasformato il suo comune in un modello di
accoglienza. Ho digitato su Google il suo nome per un aggiornamento: la sua
condanna è in corso di revisione e si è costituito anche un comitato a sua
difesa. Il mese scorso ha dichiarato: “Siamo
di fronte a una destra pericolosa, che mi dà un’idea della politica della
punizione, che ostacola, rifiuta, chiude, rafforza il confine, parla di
sicurezza, di armi. Io la penso come Gino Strada, sono contro la guerra. La
sicurezza non giustifica la vendita di armi” (https://www.ilsussidiario.net/news/mimmo-lucano-questa-e-una-destra-disumana-e-pericolosa-la-sinistra/2384878/)
Solo
mettere a fuoco la figura di quest’uomo buono e giusto, condotto ad agire in
politica non per personale convenienza ma per umanità, può suggerire da che
parte stare in questo momento, quando sono ancora molte le persone che dicono
di non voler votare: come votare partiti che hanno provocato questa stessa
crisi? Che all’inizio di quest’anno non sono riusciti nemmeno ad esprimere una
preferenza condivisa per l’elezione del presidente della Repubblica?
Poi
nella mente mi si è affacciato un altro viso caro: quello di padre Alex
Zanottelli, il missionario comboniano oggi 84enne che ricordo in prima fila all’enorme
manifestazione per la pace a Roma nel 2004. Dopo tanti anni in Africa, ha
scelto di vivere a Napoli, osservatorio privilegiato da cui far sentire la voce
di profeta dei nostri tempi. Ecco il suo ultimo messaggio, inviato da un amico
via whatsapp. Sì, è lungo ma vale la pena di leggerlo. Si intitola “Rompiamo il
silenzio sull’Africa” ed è rivolto a tutti i giornalisti.
“Non vi chiedo atti eroici, ma solo di
tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo
italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo.
Scusatemi se mi rivolgo
a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed
emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista,
uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno
spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.
Trovo infatti la maggior
parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così
superficiali, così ben integrati nel mercato globale.
So che i mass-media,
purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui
ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta
accadendo in Africa.
Mi appello a voi
giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio
mediatico che grava soprattutto sull’Africa.
È inaccettabile per me
il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato
dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato
almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.
È inaccettabile il
silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo
sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie
del Darfur.
È inaccettabile il
silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di
rifugiati interni ed esterni.
È inaccettabile il
silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con
centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.
È inaccettabile il
silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile
che non sembra finire mai.
È inaccettabile il
silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i
potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato
dell’Africa nera.
È inaccettabile il
silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti
contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.
È inaccettabile il
silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove
arrivano i nostri minerali più preziosi.
È inaccettabile il
silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud
Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli
ultimi 50 anni secondo l’ONU.
È inaccettabile il
silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere
tre quarti del suo territorio non abitabile.
È inaccettabile il
silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che
non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a
fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un
valore di 14 miliardi di euro!).
Non conoscendo tutto
questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente
stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.
Questo crea la paranoia
dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.
Questo forza i governi
europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con
l’Africa Compact, contratti fatti con i governi africani per bloccare i
migranti.
Ma i disperati della
storia nessuno li fermerà.
Questa non è una
questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU
si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo
dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo
che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica
economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese,
dall’ENI a Finmeccanica.
E così ci troviamo con
un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine
di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria
dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri
nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).
Per questo vi prego di
rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne.
Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di
voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alla grandi testate
nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a
fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico,
molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per
bloccare i migranti?
Non possiamo rimanere in
silenzio davanti a un’altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.
Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa.” (https://www.articolo21.org/2022/08/rompiamo-il-silenzio-sullafrica-appello-di-padre-alex-zanotelli/)
Nel
bar dove segno tutto questo mi viene incontro un’ultima ancora di salvataggio:
“May you live in interesting times”, bustina di zucchero targata Biennale Arte
2019. Tre anni fa, prima della pandemia, della guerra e di tutto ciò che
viviamo oggi, qualcuno ci aveva augurato di vivere in tempi interessanti. Che
questo accada davvero. Non lasciamoci abbindolare dagli slogan e seguiamo la
linea tracciata da chi ha vissuto sulla propria pelle cosa voglia dire
ricchezza, povertà, ingiustizia, accoglienza, tenerezza. Poco prima di morire
anche un grande intellettuale e giornalista italiano, Edmondo Berselli, l’aveva
scritto in un libriccino pubblicato postumo (L’economia giusta): “Dovremo adattarci ad avere meno risorse. Meno
soldi in tasca. Essere più poveri. Ecco la parola maledetta: povertà. Ma
dovremo farci l’abitudine. Se il mondo occidentale andrà più piano, anche noi
tutti dovremo rallentare. Proviamoci, con un po’ di storia alle spalle, con un
po’ d’intelligenza e d’umanità davanti”.